
L'Adelchi
di Alessandro Manzoni
Composta da Alessandro Manzoni tra il 1820 e il 1822, delle due tragedie da lui scritte, Adelchi èun’opera più complessa e più ricca di poesia rispetto all’altra, Il Conte di Carmagnola. In quest’opera che andiamo a riassumere e ad analizzare è rappresentato l’epilogo della guerra tra Desiderio, re dei Longobardi, e Carlo, re dei Franchi, disceso in Italia in aiuto del Papa Adriano I. Questa tragedia si apre con la scena di Ermengarda, che, ripudiata da Carlo, ottiene dal padre di ritirarsi nel monastero di San Salvatore a Brescia (ove è badessa la sorella Ansberga), per dimenticare, nella preghiera, le sue sofferenze. Il ripudio di Ermengarda acuisce il dissidio politico di re Desiderio con Carlo, il quale protegge il pontefice eingiunge ai Longobardi di abbandonare le terre della Chiesa. Desiderio rifiuta e dichiara la guerra ai Franchi, nonostante i consigli di moderazione del figlio Adelchi, che lo esorta ad un accordo con il pontefice. Nemmeno alcuni duchi longobardi sono d’accordo sulla guerra ai Franchi. Essi si riuniscono nella casa di Svarto, per macchinare il tradimento, inviando a Carlo lo stesso Svarto, per renderlo consapevole delle loro intenzioni. Intanto Carlo è bloccato col suo esercito alle Chiuse, difese valorosamente da Adelchi, e, sta per rinunciare all’impresa, quando giunge il diacono Martino ad indicargli un sentiero ignoto, attraverso il quale l’esercito franco piomba alle spalle dei Longobardi, costringendoli alla fuga. Mentre avviene ciò, Ermengarda muore nel monastero di Brescia. Cade intanto Pavia, per il tradimento di Guntigi, e mentre Desiderio, fatto prigioniero, intercede presso Carlo per la salvezza del figlio, assediato in Verona, Adelchi, che con un’audace sortita è fuggito dalla città, sopraggiunge ferito e muore sotto gli occhi del padre e di Carlo: una catastrofe arbitraria, perché storicamente Adelchi non morì in combattimento, ma fuggì a Costantinopoli.