
CANTO
DECIMO
Varcata la porta del Purgatorio, Dante non si volge indietro. Egli ode solo lo stridio mentre si chiude e il canto del Te Deum provenire dall'interno. Si avvia quindi con Virgilio per uno stretto e tortuoso sentiero in salita scavato nella roccia. Essi giungono infine in un ripiano deserto dopo che è gia tramontata la luna e si fermano, incerti sulla via da prendere. La larghezza della cornice è tre volte il corpo umano e sembra uguale in tutti i punti.La parete interna del monte è di marmo candido, intagliata di bassorilievi di una tale bellezza da apparire opera di un'arte sovrumana. In essa sono scolpiti esempi di umiltà. Per primo, la scena dell'Annunciazione dellArcangelo Gabriele alla Vergine; a destra ecco l'umile salmista Davide, fra una calca di popolo, presso l'Arca Santa. Egli si umilia davanti a Dio danzando con la veste alzata, fra le nubi dell'incenzo, mentre sua moglie Micol lo guarda con aria di disprezzo. Ancora a destra è scolpito l'imperatore Traiano, che ascolta con una vedovella piangente, mentre chiede giustizia per suo figlio ucciso. Fra schiere di cavalieri e uno sventolio di stendardi, pare che l'Imperatore, con un atto generoso, la accontenti. Ed è il prodigio di una scultura che riesce anche ad esprimere i dialoghi, come solo Dio poteva fare.Intanto da sinistra avanza una schiera di anime. Il poeta triste ammonisce i lettori affinchè non si scoraggino dal proposito della penitenza. Le pene del Purgatorio, non dureranno oltre il giorno del Giudizio Universale, e poi ci sarà la beatitudine. Dante cerca di distinguerli, ma i superbi non sembrano nemmeno figure umane.Sotto il pesante fardello,si battono il petto, e Dante li guarda e esorta gli uomini ad non insuperbirsi per cose vane, senza considerare che il corpo è un involucro senza valore. L'anima, invece, dovrà un giorno presentarsi al giudizio di Dio. I superbi, schiacciati, chi più chi meno, camminano curvi e qualcuno, all'estremo delle energie, sembra non resistere più al dolore