
Dei Sepolcri
di Ugo Foscolo
Fra il settecento e la prima metà dell'800 in Europa era di moda il tema della morte. I poeti non accettarono più le teorie razionali dell'Illuminismo né quelle del Classicismo. In quel periodo si discuteva molto delle sistemazioni dei cimiteri fuori dai centri abitati (con idee molto contrastanti). Si meditava molto sulla morte e sul sepolcro, sulla notte e sulle rovine, con questo stimolo si sviluppa il movimento del Preromanticismo. Nella poesia sepolcrale c'è un compiacimento nel pensiero della morte e nelle immagini malinconiche che lo accompagnano, viene esaltata la tomba come espressione sentimentale per il culto dei defunti e celebrazione del sepolcro come mezzo per esaltare le virtù civili e politiche dei grandi uomini. Ed è prendendo spunto da questo clima storico che il Foscolo scrisse il carme Dei Sepolcri, la sua maggiore opera. E' stata composta tra il luglio e il settembre del 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807. L'opera è in 295 endecasillabi sciolti, cioè non rimati e suddiviso in strofe regolari. Lo spunto per la composizione nasce quando era in discussione con l'amico Ippolito Pindemonte che voleva impedire di seppellire i morti nei cimiteri pubblici fuori dai centri abitati e proibire la distinzione fra morti comuni e morti illustri, ed è a questo che il carme è indirizzato. Questo carme esprime tutta la poetica civile, sociale e morale del Foscolo.